Su di me

Fabrizio Acanfora
Mi chiamo Fabrizio Acanfora. La mia vita professionale si è sempre mossa tra la musica e la scrittura e, ultimamente, l’attivismo. Ho iniziato come pianista, clavicembalista e costruttore di strumenti antichi, ma presto la mia ricerca si è allargata al linguaggio, alla società e alle forme di esclusione che definiscono chi è “normale” e chi no.
Come persona autistica ho trasformato la mia esperienza in uno strumento di analisi critica e di cambiamento, raccontandola nei miei libri e attraverso conferenze, corsi e interventi che negli anni mi hanno portato a dialogare con tante persone, con università, scuole, istituzioni, aziende e associazioni in diversi paesi.
Sono presidente di Neuropeculiar, la prima associazione italiana fondata e guidata da persone neurodivergenti, e responsabile della comunicazione di Specialisterne Italia, realtà che dal 2004 si occupa di inclusione lavorativa delle persone autistiche.
Insegno Disturbi dello Spettro Autistico al Master in Musicoterapia dell’Università di Barcellona, sono docente del modulo sulla Neurodiversità al Master in Didattica Musicale Inclusiva dell’Università LUMSA di Roma, di cui sono anche co-fondatore e membro del comitato scientifico. Faccio parte inoltre del comitato scientifico del Disability Film Festival.


Accanto alla scrittura e alla docenza, collaboro con aziende e organizzazioni per generare consapevolezza su temi per me fondamentali come accessibilità, disabilità e neurodivergenza, accompagnandole in percorsi di trasformazione culturale e organizzativa.
Dal 2020, con il saggio La diversità è negli occhi di chi guarda, ho iniziato a proporre la convivenza come alternativa al paradigma dell’inclusione: non un gesto paternalista o caritatevole che presuppone un’esclusione previa, ma un processo orizzontale, paritario e fondato sull’autodeterminazione. Negli anni successivi ho continuato a sviluppare questo concetto nei miei libri, intrecciandolo con una critica radicale alla normalità e a un sistema che individualizza, separa e e trasforma la differenza in strumento di esclusione e controllo.