Ci sono persone che vedono il mondo come un luogo in cui cercare e creare possibiltà, a volte anche strappandole con difficoltà laddove non vengano loro offerte direttamente. E poi ci sono quelle persone che vedono limiti ovunque, soprattutto limiti da imporre a chi non la pensa come loro. E limiti da imporre a sé stesse.
Una caratteristica umana può essere vista come un limite o come una possibilità, e non parlo di possibilità spettacolari, di rendere alcune persone speciali o usarle come oggetto d’ispirazione. Ma una caratteristica specifica può essere una possibilità per quella persona con quella caratteristica, un punto di partenza, un dato oggettivo, a volte qualcosa con cui fare i conti.
Un comportamento può essere limitato e ingabbiato oppure esplorato, può essere stigmatizzato o compreso. Un’identità vietata o lasciata libera di esprimersi.
Basta decidere da che parte stare, si potrebbe pensare. Ma non è così semplice, perché chi impone limiti spesso è più potente, perché per limitare usa la coercizione, il divieto, la forza.
Questo è il problema, che non è mai un confronto equo, una battaglia ad armi pari. Chi limita sé stessə e gli altri riduce la complessità della vita e impone una visione semplicistica delle cose, genera paura, usa la violenza in forme e gradazioni diverse, ma tutte espressione di un potere autoreferenziale dato dal sentirsi migliore, dal ritenere quei limiti una cosa giusta.